Mauri: "Al Napoli segnai il gol più bello, poi finii in carcere. De Rossi mi diede un pugno"
L'ex calciatore della Lazio, ora procuratore sportivo, Stefano Mauri, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni della Gazzetta dello Sport.

Stefano Mauri a vent’anni si tatuò il futuro sul polpaccio senza saperlo. Lo ha rivelato nel corso di una intervista alla Gazzetta dello Sport: "Giocavo nel Modena, scelsi una carpa. Ho scoperto che simboleggia la perseveranza. Il superare le avversità. Considerando ciò che mi è successo dopo, direi che ho fatto centro".
L’ex capitano della Lazio oggi studia da agente con Lodovico Spinosi, ma tra un ricordo e l’altro ripensa a quei sette giorni in carcere leggendo le pagine dell’inchiesta sul calcioscommesse. "A distanza di quasi 15 anni so che la gente penserà a me come quello che ‘si è venduto le partite’, ma non è mai stato così. È stato il momento più brutto della mia vita, qualcosa che non auguro a nessuno. All’alba del 28 maggio 2012 finii in carcere da innocente, accusato di associazione a delinquere e frode sportiva. Prima di essere ascoltato dal giudice passarono cinque o sei giorni".
"La galera ti fortifica", ha detto. "Sì, dopo non ti fa paura più niente. Sei a contatto con persone che col calcio non hanno nulla a che fare, ti senti svuotato".
Come passava le giornate? "A leggere le carte. Erano più di mille pagine, e ancora oggi posso dire di non aver capito tutto. S’è parlato del nulla, si sono tirati in ballo dei nomi e io ero quello da dare in pasto ai media. Alla fine, sono stato squalificato per sei mesi per omessa denuncia".
Inutile chiederle del suo gol più bello. "La rovesciata contro il Napoli, 7 aprile 2012, due mesi prima di andare in carcere. Assurdo, ma incredibile. Prendo in giro Radu dicendogli che crossando a casaccio è entrato nella storia".
E nei derby dava il meglio di sé. "Ai giallorossi ho segnato tre gol. E dopo la squalifica tornai proprio contro la Roma. Nel 2012 De Rossi mi diede un pugno, ma a fine partita venne a chiedermi scusa. Un gesto da signore".






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